Osteopatia: in cosa consiste la terapia osteopatica

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Il trattamento osteopatico

Dott.ssa Riddi ci spieghi in cosa consiste il trattamento osteopatico.

“L’osteopata usa varie tecniche di trattamento in base alla tipologia del paziente, alle disfunzioni riscontrate ed al percorso terapeutico, che possono essere:

  • tecniche muscolo-scheletriche, rivolte ai muscoli e alla componente scheletrica, ad esempio le vertebre.
  • tecniche mio-fasciali, rivolte alle   fasce con l’obiettivo di ridare mobilità ed elasticità
  • tecniche viscerali, che si concentrano  sul movimento degli organi e dei visceri
  • tecniche craniali, rivolte alle strutture del cranio ed alla loro mobilità.

Dovete sapere infatti, che il fatto che le ossa del cranio siano saldate tra loro fa pensare che non ci possa essere un movimento, in realtà all’interno di queste saldature, è presente un tessuto visco-elastico, che anche se minimamente, consente un movimento reciproco delle ossa craniche tra di loro.

Questo movimento prende il nome di MRP, Movimento Respiratorio Primario, è un movimento che nasce dal cranio e si trasmette, tramite la fluttuazione del liquido cefalo-rachidiano, attraverso la colonna vertebrale fino all’osso sacro. All’interno del cranio e della colonna vertebrale si trovano il cervello ed il midollo spinale, che sono protetti da membrane all’interno delle quali scorre il liquido cefalo rachidiano.

Il liquido cefalo rachidiano viene prodotto e riassorbito continuamente a livello del cranio, questa produzione, seguita da un riassorbimento continuo, genera come un’onda che trasmette alle ossa craniche un movimento di espansione e retrazione, appunto l’MRP.

Anche questo movimento è un parametro fondamentale per lo stato di salute”.

Collaborazione tra gnatologo, osteopata e fisioterapista

La mandibola, il cranio ed il collo sono strutture strettamente legate tra loro sia da un punto di vista posturale che funzionale.

Questo legame fa si che queste strutture formino un’unità, un sistema (sistema cranio cervico mandibolare); si comportano cioè come se fossero una cosa sola. All’interno di un sistema qualsiasi cambiamento posturale o funzionale di una delle strutture determina il cambiamento di tutte le altre. Allo stesso modo la malattia o la disfunzione di una delle componenti del sistema coinvolgerà nel tempo anche tutte le altre.

In questo caso si parlerà di Disfunzione Temporo Mandibolare (Temporo Mandibular Disorder) se la disfunzione riguarderà primariamente la relazione tra mandibola e cranio o di Disfunzione Cranio Cervico Mandibolare se la disfunzione è più ampia e si estende anche alle zone limitrofe alla bocca, in particolare al collo e al tratto cervicale della colonna vertebrale.

La disfunzione partirà sempre da un distretto e finirà per coinvolgere tutte le altre strutture.

Il primo compito dello gnatologo è stabilire a livello diagnostico da quale delle strutture si sia originata la disfunzione;  é, infatti, da qui che partirà il percorso terapeutico  nell’ambito del quale l’osteopata ed il fisioterapista  opereranno con schemi di intervento che varieranno a seconda dei singoli casi.

Vi saranno casi in cui la disfunzione è dovuta a problematiche primarie della relazione mandibolo cranica quindi è una disfunzione gnatologica pura. In questi casi sono possibili due tipi di intervento:

Nei casi più semplici  nei quali la disfunzione è dovuta semplicemente ad un eccesso di lavoro muscolare, magari legato al bruxismo del paziente la cura della disfunzione sarà affidata primariamente al fisioterapista il quale interverrà con tecniche di massaggio finalizzate al rilassamento dei muscoli e al drenaggio delle sostanze tossiche che in seguito all’iperattività  si accumulano nei muscoli infiammandoli.

Nei casi più complessi  in cui la disfunzione è caratterizzata da un’alterazione posturale e/o motoria della mandibola l’intervento terapeutico prevederà una riabilitazione gnatologica  attraverso dispositivi medici di vario tipo, come bite odontoiatrici e altri apparecchi .

In questo caso le figure dell’osteopata e del fisioterapista supporteranno la terapia gnatologica.

Il lavoro del fisioterapista si affiancherà a quello dello gnatologo con lo scopo di velocizzare  la guarigione del distretto cranio cervico mandibolare con tecniche di mobilizzazioni passive mandibolari ,esercizi attivi, tecniche di stretching e drenaggio dei tessuti.

L’osteopata  invece valuterà  la corretta integrazione della nuova relazione mandibolo cranica con il resto delle strutture  del cranio e della colonna vertebrale e in generale il suo impatto sullo stato di salute e sul funzionamento globale del paziente.

Dott.ssa Riddi ci può descrivere in cosa consiste il suo intervento in questi casi?

Nelle disfunzioni puramente gnatologiche il mio ruolo è quello di testare l’impatto della relazione madibolo cranica del paziente sul suo stato di salute generale.

Nello specifico i parametri di valutazione sono  due:

  • il MRP,  che è alla base dello stato di salute,  può essere alterato o rallentato da una relazione mandibolo cranica scorretta, viceversa può migliorare con una relazione relazione mandibolo cranica corretta. 
  • Per questa ragione l’intervento riabilitativo gnatologico viene ad essere testato anche in termini di impatto sull’MRP.
  • la relazione tra la posizione mandibolo cranica e la mobilità del tratto cervicale della colonna vertebrale, in particolare dell’articolazione tra Occipite , Atlante ed Epistrofeo (OAE), questo perchè?
    • L’Occipite si appoggia sull’Atlante (C1) che si articola con l’Epistofeo (C2),la loro mobilità e interdipendente. Quindi un cambiamento della posizione della mandibola rispetto al cranio potrà avere un effetto su di loro.

Un’altra cosa che mi viene chiesta dallo gnatologo è la valutazione dell’impatto dei movimenti della lingua sul tratto cervicale della colonna vertebrale. La lingua è un muscolo che contrae rapporti con i muscoli del tratto cervicale e con le vertebre cervicali

Quando ci troviamo di fronte ad una deglutizione funzionale, i muscoli cervicali non vengono coinvolti nell’atto funzionale e le vertebre non ricevono nessuna sollecitazione.

Al contrario quando la deglutizione coinvolge il distretto cervicale può essere ritenuta disfunzionale in quanto viene con uno schema funzionale più complesso, meno fisiologico, in grado di affaticare l’intero sistema cranio cervico mandibolare, potendo comportare l’insorgenza di disfunzioni a carico delle strutture che lo compongono.

La colonna cervicale metterà in atto una serie di adattamenti (per es. un aumento della curva), e le vertebre maggiormente coinvolte saranno proprio le prime due vertebre cervicali: Atlante ed Epistrofeo. 

In fine  poiché il nervo trigemino, che controlla il funzionamento della bocca, ha una influenza importante sul sistema nervoso autonomo, in alcuni casi lo gnatologo mi richiede di verificare se  il percorso di riabilitazione della bocca stia generando dei cambiamenti dello schema funzionale del sistema neurovegetativo del paziente.

In questo caso attraverso varie modalità di palpazione e l’esecuzione di test  valuterò se le due componenti del sistema nervoso autonomo, ortosimpatico e parasimpatico sono in equilibrio tra loro oppure se al contrario il paziente  si trova  in uno stato irritativo o  disfunzionale nell’ambito del quale l’osteopata coadiuverà lo gnatologo  in un percorsomirato al riequilibrio dell’attività neurovegetativa.

OSTEOPATIA e GNATOLOGIA - Seconda Parte

La Dott.ssa Paola Miglietta e lequipe dello studio Miglietta sono pronti ad aiutarti e seguirti nella cura e successiva riabilitazione dei problemi legati ai tutti quei disturbi legati all’ambito gnatologico.