La gnatologia è una branca dell’odontoiatria che si occupa dello studio e del trattamento dei
disturbi legati alla funzione masticatoria e all’articolazione temporo-mandibolare (ATM).
Questa disciplina è fondamentale per diagnosticare e trattare problemi che coinvolgono i
muscoli del viso, i nervi cranici, le ossa della mascella e della mandibola e l’interazione tra
questi elementi. La parola “gnatologia” deriva dal termine “gnatos”, che in greco significa
“mascella”.

Cosa fa lo Gnatologo

Lo gnatologo è un dentista specializzato nella diagnosi e nella gestione dei disturbi
dell’articolazione temporo-mandibolare e dei problemi correlati alla masticazione. Questi
professionisti sono altamente addestrati per identificare le condizioni che causano dolore e
disagio nell’area della mascella e per trovare soluzioni mirate a migliorare la funzionalità e il
comfort del paziente.

Gli interventi dello gnatologo comprendono:

Valutazione dei sintomi: Lo gnatologo raccoglie la storia clinica del paziente e ascolta
attentamente i sintomi riportati, come dolore alle mascelle, difficoltà nell’aprire o chiudere la
bocca, clic durante il movimento mandibolare, mal di testa e affaticamento dei muscoli del
viso.
Esame obiettivo: Il gnatologo esegue un esame dettagliato della struttura cranio-facciale del
paziente, valutando l’occlusione (il contatto tra i denti superiori e inferiori), la mobilità della
mandibola e la presenza di eventuali tensioni muscolari.
Diagnosi: Sulla base dei sintomi riportati e dei risultati dell’esame, lo gnatologo stabilisce una
diagnosi precisa, identificando le cause del disturbo e le eventuali patologie coinvolte.
Trattamenti personalizzati: Una volta effettuata la diagnosi, lo gnatologo pianifica un
trattamento personalizzato per il paziente. Questo può includere terapie farmacologiche,
dispositivi occlusali (bite), terapie fisiche, rieducazione muscolare o, in casi più gravi,
interventi chirurgici.

In cosa consiste la visita gnatologica  a Firenze

Durante la visita gnatologica, lo specialista raccoglie una serie di informazioni per formulare
una diagnosi accurata e personalizzata. Di solito, la visita comprende le seguenti fasi:
Anamnesi: Il paziente viene intervistato per ottenere una dettagliata anamnesi dei sintomi,
della storia medica e dentale, delle abitudini alimentari e dei fattori di stress che potrebbero
contribuire ai disturbi della mascella.
Esame intraorale: Lo gnatologo effettua un esame dettagliato della bocca, dei denti, delle
gengive e delle strutture intraorali per individuare eventuali anomalie o problemi dentali
correlati.
Esame extraorale: Viene valutata la struttura cranio-facciale e la postura del paziente,
poiché le disfunzioni dell’ATM possono essere collegate a problemi posturali.
Analisi dell’occlusione: Lo gnatologo verifica il contatto tra i denti superiori e inferiori per
valutare la distribuzione delle forze durante la masticazione.
Esami strumentali: In alcuni casi, possono essere prescritti esami radiografici o altri test
strumentali per ottenere ulteriori informazioni sulle strutture ossee e articolari coinvolte.
La gnatologia a Firenze con la Dott.ssa Paola Miglietta
Firenze, nota per la sua ricca storia artistica e culturale, ospita anche un’importante
presenza di professionisti medici, tra cui lo gnatologo. Nella città toscana, è possibile trovare
cliniche e studi dentali specializzati in gnatologia, fornendo servizi di alta qualità per la
diagnosi e il trattamento dei disturbi dell’ATM e della masticazione.
Nello studio della Dott.ssa Paola Miglietta, specialista in riabilitazione odontoiatrica
neuromiofasciale, puoi trovare il tuo percorso terapeutico da scegliere per ricreare uno
stato di salute in cui i denti, i muscoli, le articolazioni ed il sistema nervoso funzionano in
modo equilibrato.
Gli studi gnatologici a Firenze sono dotati di attrezzature all’avanguardia e di uno staff
altamente qualificato, che si impegna a offrire cure personalizzate e soluzioni mirate per il
benessere dei pazienti. La presenza di questi professionisti nella città offre a chiunque
incontri problemi di mascella e masticazione la possibilità di ricevere cure specialistiche
senza dover viaggiare a lungo.
In conclusione, la gnatologia svolge un ruolo fondamentale nella diagnosi e nel trattamento dei disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare e della funzione masticatoria. Lo
gnatologo è il professionista altamente specializzato che si occupa di questi problemi,
offrendo soluzioni personalizzate per migliorare la qualità della vita del paziente. A Firenze,
come in molte altre città, è possibile trovare strutture mediche all’avanguardia in grado di
fornire cure di alta qualità per affrontare queste patologie in modo efficace e mirato.
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Utilizzo l’approccio neuro mio fasciale nella terapia ortodontica, in questo caso si parla di ortodonzia neuromuscolare.

La differenza rispetto alla gnatologia classica è nella diagnosi.

Mentre nella gnatologia classica esiste un modello di occlusione dentale ideale e la diagnosi si fa valutando quanto l’occlusione del paziente si allontani da questa e ricreandola terapeuticamente, nell’ortodonzia neuromuscolare o neuromiofasciale  la posizione da dare ai denti e quindi la posizione da dare ai mascellari non è scelta in base ai parametri standard di corretta occlusione, ma è individualizzata sulle esigenze del paziente.

L’elemento che la contraddistingue e che la rende diversa dagli altri percorsi ortodontici è che mentre in generale la diagnosi ortodontica parte da un modello di occlusione ideale e valuta quanto la bocca del paziente si discosti da quel modello, per cui il percorso riabilitativo sarà un percorso che tenderà ad ottenere questa uniformità, nella ortodonzia neuromuscolare la diagnosi parte da quelle che sono le esigenze funzionali del distretto mandibolo cranico del paziente e da quanto la posizione dei denti stia affaticando questo distretto rendendone più difficile il funzionamento.

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Dopo il colloquio e dopo aver visionato gli esami diagnostici che il paziente ha eventualmente  già fatto, si passa alla visita nella quale il punto di partenza sarà l’osservazione: viso, collo,  postura del capo, delle spalle, le eventuali asimmetrie.

Si valutano poi i denti, le loro forme, il loro numero, il loro allineamento e l’occlusione e la presenza eventuale di malocclusioni, i segni di bruxismo.

Si passa poi alla valutazione dei movimenti mandibolari e delle articolazioni. Ci sono click o rumori articolari? I movimenti mandibolari sono ampi e fluidi o esistono blocchi e impedimenti? La mandibola incontra il cranio in modo corretto o ci sono torsioni e malposizioni . Il palato è stretto?

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In generale gli approcci gnatologici possono essere anche molto diversi tra loro, sia nella modalità diagnostica che in quella terapeutica.

Per semplicità possiamo raggrupparli in due categorie: una gnatologia classica, ed una gnatologia funzionalista.

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In alcuni casi la disfunzione temporo mandibolare o la disfunzione cranio cervico mandibolare sono dovute al coinvolgimento del distretto cranio cervico mandibolare in disfunzioni che prendono origine da zone esterne alla bocca e per questo definite extrastomatognatiche.

Tante volte un dolore della muscolatura stomatognatica, un dolore dell’articolazione temporo mandibolare, un click o un blocco dell’articolazione temporo mandibolare sono la conseguenza di disfunzioni extrastomatognatiche, che arrivano alla bocca attraverso il tratto cervicale della colonna vertebrale e che a loro volta possono essere disfunzioni primarie di questa zona oppure possono essere disfunzione che riguardano altri distretti anche molto lontani.

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Dott.ssa Riddi ci spieghi in cosa consiste il trattamento osteopatico.

L’osteopata usa varie tecniche di trattamento in base alla tipologia del paziente, alle disfunzioni riscontrate ed al percorso terapeutico, che possono essere:

  • tecniche muscolo-scheletriche, rivolte ai muscoli e alla componente scheletrica, ad esempio le vertebre.
  • tecniche mio-fasciali, rivolte alle   fasce con l’obiettivo di ridare mobilità ed elasticità
  • tecniche viscerali, che si concentrano  sul movimento degli organi e dei visceri
  • tecniche craniali, rivolte alle strutture del cranio ed alla loro mobilità.

Dovete sapere infatti, che il fatto che le ossa del cranio siano saldate tra loro fa pensare che non ci possa essere un movimento, in realtà all’interno di queste saldature, è presente un tessuto visco-elastico, che anche se minimamente, consente un movimento reciproco delle ossa craniche tra di loro.

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La terapia più all’avanguardia le disfunzioni temporo mandibolari e cranio cervico mandibolari prevede un  l’approccio multidisciplinare, nell’ambito del quale specialisti come l’osteopata, il fisioterapista , l’otorinolaringoiatra, il neurologo, lo psicologo  affiancano lo gnatologo nella cura  del paziente.

Questa modalità si rende necessaria in quanto, queste disfunzioni, soprattutto negli stadi più avanzati, si manifestano con numerosi sintomi che coinvolgono distretti del corpo  anche molto lontani dalla bocca, ma che alla bocca e al distretto mandibolo cranico sono in qualche modo connessi.

Lo schema d’intervento dei vari professionisti varia ovviamente a seconda dei casi clinici ed è sempre coordinato dallo gnatologo.

Le figure che operano  quasi sempre al fianco dello gnatologo sono l’osteopata ed il fisioterapista.

La Dott.ssa Marina Riddi, Osteopata specialista nella riabilitazione del distretto cranio cervico mandibolare, ci spiegherà il ruolo dell’osteopatia nella diagnosi e terapia delle disfunzioni temporo mandibolari e delle disfunzioni cranio cervico mandibolari.

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Alcune condizioni aumentano il rischio dell’insorgenza dell’acufene. Tra queste sicuramente:

  •  l’età è un fattore di rischio determinante: negli anziani, in cui più frequentemente si verifica una perdita dell’udito,  l’acufene può insorgere con più facilità;
  • l’esposizione al rumore: alcune categorie di lavoratori, più soggette ad esposizioni a suoni forti corrono più rischio di acufene ( lavoratori edili, musicisti, e soldati);
  • alcuni hobby come la caccia o ascoltare la musica ad alto volume o ascoltare la musica usando le cuffie;
  • stili di vita: fumo di sigarette, il consumo di alcolici, l’obesità e l’alimentazione potrebbero indirettamente favorire la percezione dell’acufene, sia per i loro effetti circolatori, sia perché favoriscono la patologia da reflusso che a sua volta si può ripercuotere sull’attività tubarica favorendo la maggior percezione dell’acufene;
  • la presenza di fattori genetici: teorie recenti suppongono la possibilità di una predisposizione genetica all’acufene. Secondo alcuni studi sembrerebbe che fratelli di persone con acufene abbiano un duplice rischio di sviluppare a loro volta questo sintomo rispetto alla popolazione generale;
  • l’uso di alcuni farmaci ototossici

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L’acufene in quanto prodotto dell’ attività elettrica spontanea del nervo uditivo,  può rimanere all’interno del nostro sistema nervoso centrale anche per tanto tempo, senza che noi ce ne rendiamo conto.

E infatti non è sufficiente che il suono sia presente, per essere percepito. Come accade per tutte le stimolazioni sensoriali, affinché il soggetto si renda conto della presenza di questo suono, cioè affinché la stimolazione sensoriale sonora incosciente diventi percezione cosciente, è necessario che il suono compia il suo viaggio nel sistema nervoso centrale.

Solo quando arriverà alla corteccia cerebrale la sensazione uditiva si trasformerà in percezione uditiva. Il paziente si renderà conto dell’acufene, lo sentirà, se ne accorgerà. Questo genererà paura, sgomento. Da quel momento quel suono rimarrà scolpito nella mente del paziente il quale continuerà a sentirlo.

Sebbene la comunità scientifica non sia unanimemente d’accordo su questo punto, va sottolineato che l’acufene può essere generato sia da un danno permanente della via dell’udito, sia da un danno transitorio. Continua a leggere

L’acufene è un fastidioso disturbo dell’udito.

Nella maggior parte dei casi si tratta della percezione di una sensazione uditiva, quindi di un suono, in assenza di una stimolazione sonora oggettiva.

Cioè il paziente sente un suono che non è presente nella realtà e per questoè definito come suono fantasma, fantom sound.

Solo molto raramente l’acufene è un suono oggettivo, un suono che si genera all’interno del corpo del paziente e pertanto è udibile in modo oggettivo sia dal paziente stesso, sia anche all’esterno.

L’acufene è un disturbo molto frequente. Ne soffre circa il 15% della popolazione mondiale e di questi circa il 2% in modo severo.

In Italia si stima che più di 6 milioni di persone hanno un acufene e di queste circa 400 mila ne soffrano in modo grave.

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