L’acufene in quanto prodotto dell’ attività elettrica spontanea del nervo uditivo, può rimanere all’interno del nostro sistema nervoso centrale anche per tanto tempo, senza che noi ce ne rendiamo conto.
Non è sufficiente che il suono sia presente, per essere percepito. Come accade per tutte le stimolazioni sensoriali, affinché il soggetto si renda conto della presenza di questo suono, cioè affinché la stimolazione sensoriale sonora incosciente diventi percezione cosciente, è necessario che il suono compia il suo viaggio nel sistema nervoso centrale. Solo quando arriverà alla corteccia cerebrale la sensazione uditiva si trasformerà in percezione uditiva. Il paziente si renderà conto dell’acufene, lo sentirà, se ne accorgerà. Questo genererà paura, sgomento. Da quel momento quel suono rimarrà scolpito nella mente del paziente il quale continuerà a sentirlo.
Sebbene la comunità scientifica non sia unanimemente d’accordo su questo punto, va sottolineato che l’acufene può essere generato sia da un danno permanente della via dell’udito, sia da un danno transitorio.
Questo ha una implicazione clinica importante perché non sempre sarà diagnosticata una ipoacusia che giustifica l’acufene.
Esistono dei fattori in grado di accelerare la risalita dell’acufene alla corteccia cerebrale e quindi fattori che facilitano la percezione dell’acufene.
Uno di questi è lo stress e con esso tutti i fattori che alterano la sfera delle emozioni, quindi anche la paura, l’ansia, la preoccupazione. Questo tipo di sensazioni nasce ed è custodito in una zona del cervello chiamata Sistema Limbico. Questa zona è particolarmente collegata alla via dell’udito ed il messaggio che viene da questa quando arriva al nervo uditivo può accelerare la risalita dell’acufene alla corteccia cerebrale. E’ proprio per questa ragione che lo stress può determinare l’insorgenza dell’acufene.
Questo non vuol dire che lo stress ne sia la causa. Molto probabilmente quel paziente aveva già da tempo un acufene, del quale non aveva consapevolezza perché l’acufene era sottocorticale. L’improvviso arrivo dello stress ha agito accelerando la risalita dell’acufene alla corteccia cerebrale e trasformando cosi’ l’acufene da sensazione inconscia a percezione cosciente. Questa dinamica spiega anche il perché una volta percepito per la prima volta l’acufene il paziente avrà difficoltà a dimenticarlo e continuerà a percepirlo. Infatti, quando un paziente si accorge di avere un acufene, si agita, si spaventa, non riesce a spiegarsi il motivo di quel suono, pensa di non potersene liberare. Tutto questo crea stress, il quale continua a stimolare la corticalizzazione dell’acufene. E ‘ per questo che fa tanto male al paziente sentirsi dire che l’acufene è incurabile. A parte il fatto che questa affermazione è falsa, perché oggi l’acufene si può curare, essa genera una ansia che finisce col peggiorare acufene.
Un altro distretto del corpo particolarmente collegato alla via dell’udito è il distretto cranio cervico mandibolare. Il messaggio neurologico proveniente dal tratto cervicale della colonna vertebrale e dal nervo trigemino, cioè il nervo che controlla il funzionamento della bocca, arriva direttamente al nervo uditivo e può accelerare la risalita dell’acufene alla corteccia, quindi la comparsa dell’acufene, ogni qual volta qualcosa non funziona in questo distretto.
Se la mandibola, il cranio e la colonna vertebrale cervicale funzionano male tra loro, i muscoli e le articolazioni ne soffriranno e il messaggio che invieranno attraverso la rete nervosa sarà un messaggio irritativo che, arrivando alle vie dell’udito, potrà favorire l’acufene. In questo caso si parla di acufene somatosensoriale o di componente somatosensoriale dell’acufene.
Le disfunzioni del distretto cranio cervico mandibolare che potenzialmente sono in grado di generare un acufene sono le malocclusioni, le edentulie, il bruxismo, la presenza di protesi fatte male, che affaticano il distretto cranio cervico mandibolare. Persino alcuni bite odontoiatrici, se non costruiti sulle necessità funzionali del paziente, possono scatenare un acufene.
Ci sono poi tutte le problematiche disfunzionali e i vizi postulai del tratto cervicale della colonna vertebrale: ernie, protrusioni, disfunzioni della posizione vertebrale, problematiche posturali strutturali o legate legate ad abitudini viziate come ad esempio quella di utilizzare il computer in posizioni incongrue.
La Dott.ssa Paola Miglietta e l’equipe dello studio Miglietta sono pronti ad aiutarti e seguirti nella cura e successiva riabilitazione dei problemi legati all’acufene.