Negli ultimi anni sempre più persone lamentano disturbi legati al bruxismo e riferiscono la comparsa di acufeni, ossia quei fastidiosi fischi o ronzii percepiti nelle orecchie in assenza di suoni esterni. Sebbene a prima vista possano sembrare due problemi distinti, diversi studi clinici hanno evidenziato una stretta relazione tra bruxismo e acufeni, che coinvolge il complesso equilibrio tra sistema nervoso, muscoli masticatori, articolazione temporo-mandibolare (ATM) e apparato uditivo.
In questo articolo approfondiremo che cos’è il bruxismo, che cos’è l’acufene, come i due disturbi possono essere collegati e a chi è opportuno rivolgersi per trovare una soluzione efficace e duratura.
Il bruxismo è un disturbo caratterizzato dal digrignare o serrare i denti in modo involontario, spesso durante il sonno ma anche in momenti di concentrazione o stress durante la giornata.
Molte persone non si rendono conto di soffrirne fino a quando non compaiono sintomi evidenti come dolore alla mandibola, usura dei denti o tensione ai muscoli del viso.
Le cause del bruxismo possono essere multifattoriali. Tra le più comuni troviamo:
Il bruxismo può manifestarsi in due forme principali:
Nel tempo, se non trattato, il bruxismo può provocare danni importanti a livello dentale, come abrasioni, microfratture e sensibilità dentale, ma anche dolori cervicali, cefalee e disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare (ATM).
L’acufene è la percezione di un rumore o di un fischio nelle orecchie in assenza di una fonte sonora esterna.
Può presentarsi in modo intermittente o continuo, in una sola o in entrambe le orecchie, e può variare per intensità e tipo di suono percepito.
Molti pazienti descrivono l’acufene come un fischio acuto, un ronzio costante, un battito pulsante sincronizzato con il battito cardiaco, o un rumore metallico o di vento.
In alcuni casi è un fastidio lieve e temporaneo, ma per molte persone diventa un disturbo cronico che può incidere sulla qualità del sonno, sulla concentrazione e sul benessere emotivo, generando ansia o irritabilità.
Le origini dell’acufene possono essere molteplici.
Una delle più frequenti è l’esposizione prolungata a rumori forti, come concerti o ambienti industriali, che danneggiano le cellule sensoriali dell’orecchio interno. Anche problemi dell’orecchio medio o interno, come otiti, tappi di cerume o danni al nervo acustico, possono essere alla base del disturbo.
In altri casi l’acufene è legato a problemi vascolari o dell’apparato circolatorio, che producono un rumore pulsante.
Ma esiste anche una categoria di acufeni di origine somatica, cioè legati a tensioni muscolari o a problematiche articolari del distretto cranio-cervico-mandibolare. In questi casi, alterazioni della mandibola o dei muscoli masticatori, come quelle dovute al bruxismo, possono influenzare la percezione del suono.
La bocca, il tratto cervicale della colonna vertebrale e l’orecchio, infatti, condividono stretti legami anatomici e nervosi. Se i muscoli e le articolazioni masticatori o cervicali entrano in sofferenza, possono trasmettere segnali anomali alla via dell’udito che il cervello interpreta come rumore, anche in assenza di stimoli acustici reali.
La relazione tra bruxismo e acufene risiede nella connessione anatomica e funzionale tra la mandibola, i muscoli masticatori e il sistema uditivo.
L’articolazione temporo-mandibolare (ATM), che permette i movimenti di apertura e chiusura della bocca, si trova in stretta prossimità dell’orecchio medio.
Quando il soggetto stringe o digrigna i denti in modo prolungato, i muscoli masticatori e cervicali entrano in uno stato di iperattività, causando tensione, infiammazione e disfunzione dell’ATM.
Queste tensioni possono influenzare la tromba di Eustachio, che regola la pressione tra orecchio medio e ambiente esterno, e i muscoli tensori del timpano, che si contraggono in modo anomalo a causa dello stress muscolare. Inoltre, la microcircolazione locale può subire variazioni che riducono l’apporto di ossigeno e alterano la trasmissione nervosa nell’area auricolare.
Tutti questi meccanismi contribuiscono a creare uno squilibrio neuromuscolare che il cervello interpreta come un segnale sonoro. È per questo che molti pazienti affetti da bruxismo riferiscono acufeni che variano di intensità in base alla posizione della mandibola o allo stato di tensione muscolare.
Inoltre il Bruxismo si ripercuote sulla cervicale creando tensioni e cambiamenti postulali. Anche queste alterazioni possono influenzare l’udito e causare o aggravare l’acufene.
In altre parole, il rumore non è generato dall’orecchio in sé, ma dai segnali nervosi e dalle contrazioni muscolari anomale che si originano nelle strutture vicine.
Questo legame tra bruxismo e acufeni è oggi riconosciuto dalla letteratura scientifica come una delle cause più comuni di acufene somatico, somatosensoriale o muscolotensivo, un tipo di acufene che può migliorare sensibilmente se si interviene sulla corretta funzione della mandibola, della cervicale e sul rilassamento muscolare.
Sì, in molti casi il bruxismo può essere una delle cause della comparsa di acufeni, soprattutto quando è associato a una disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare (DTM) e del tratto cervicale della colonna vertebrale.
Il continuo serramento dei denti può generare micromovimenti anomali dell’ATM e un aumento della tensione muscolare nei distretti del viso e del collo.
Questa condizione, se protratta nel tempo, può portare a un sovraccarico dei recettori neuromuscolari e influire negativamente sui nervi che collegano mandibola e cervicale all’ orecchio.
Molti pazienti riferiscono che il fischio o ronzio si accentua nei momenti di stress o durante la notte, quando il bruxismo è più intenso. In altri casi, gli acufeni compaiono a seguito di una malocclusione dentale o di una terapia odontoiatrica non bilanciata, che modifica la postura mandibolare.
Chi soffre di bruxismo accompagnato da acufeni dovrebbe rivolgersi a un professionista esperto nella riabilitazione odontoiatrica neuro mio fasciale, come lo gnatologo.
Lo gnatologo è il medico odontoiatra specializzato nello studio e nel trattamento delle disfunzioni dell’articolazione temporo-mandibolare, che possono avere ripercussioni su muscoli, postura e apparato uditivo.
La valutazione non si limita alla bocca, ma considera l’intero distretto cranio cervico mandibolare anche a livello muscolare e nervoso.
Durante la visita gnatologica viene valutato il funzionamento della bocca e del tratto cervicale ed il messaggio neurologico che queste strutture inviano all’orecchio. In molti casi, la collaborazione con otorinolaringoiatri, fisioterapisti o osteopati ed esperti di stimolazione sonora consente una visione completa del problema e una terapia integrata.
Il trattamento del bruxismo e degli acufeni può includere un bite gnatologico su misura, terapie miofasciali, rieducazione posturale e tecniche di rilassamento.
Un approccio multidisciplinare è spesso la chiave per ottenere un miglioramento significativo, sia nella riduzione del bruxismo, sia nella diminuzione o scomparsa degli acufeni.
Il legame tra bruxismo e acufeni è reale e complesso: la mandibola, l’articolazione temporo- mandibolare e i muscoli del distretto cranio-cervico-mandibolare sono strettamente collegati al sistema uditivo. Ignorare il problema o limitarsi a curare solo i sintomi può portare a un peggioramento nel tempo.
Affidarsi a uno studio specializzato in gnatologia e riabilitazione odontoiatrica neuro mio fasciale consente di individuare la causa del disturbo, ripristinare l’equilibrio funzionale e migliorare la qualità della vita, eliminando non solo i fastidi fisici ma anche il disagio psicologico che spesso accompagna chi soffre di acufeni.
La Dott.ssa Paola Miglietta e l’equipe dello studio Miglietta sono pronti ad aiutarti e seguirti nel percorso di cura.