Stadi avanzati dei disordini temporo mandibolari: quando la bocca non è l’unico problema

Tempo di lettura: 3 Minuti

Con il progredire della disfunzione gnatologica, o disturbo temporo mandibolare, i sintomi tendono a estendersi ben oltre l’area orale, coinvolgendo strutture vicine e compromettendo, nei casi più gravi, l’intero equilibrio psico-fisico del paziente. Si tratta di un’evoluzione silenziosa ma profonda, in cui il disturbo originario si propaga, generando una sintomatologia complessa e difficile da ricondurre alla reale causa iniziale.

 

L’espansione dei sintomi della disfunzione temporo mandibolare verso il corpo

Man mano che la disfunzione si aggrava, il paziente può iniziare ad avvertire dolori al collo, rigidità muscolare e una costante tensione cervicale. Questi disturbi spesso si accompagnano a cefalee frequenti, localizzate soprattutto nella zona temporale o occipitale. Con il tempo, l’intero assetto posturale può risultare compromesso, generando instabilità e una sensazione di disequilibrio durante i movimenti quotidiani.

Non di rado si manifestano anche disturbi neurologici periferici, come formicolii e sensazioni di intorpidimento agli arti superiori. Il coinvolgimento del sistema uditivo può portare alla comparsa di fastidiosi acufeni, mentre quello visivo può generare difficoltà di messa a fuoco o affaticamento oculare. Tutto ciò testimonia come il problema, inizialmente circoscritto all’apparato stomatognatico, possa influenzare molteplici sistemi corporei attraverso meccanismi neuro-muscolari e posturali.

 

TMD e DCCM: quando il sistema si ammala nel suo complesso

Negli stadi più gravi della patologia gnatologica, si arriva alla piena manifestazione delle Disfunzioni Temporo-Mandibolari (TMD) e delle Disfunzioni Cranio-Cervico-Mandibolari (DCCM).

In questi casi, non è solo la bocca a soffrire, ma l’intero sistema che coinvolge il cranio, il rachide cervicale e l’a rete di innervazione. La disfunzione diventa quindi sistemica, coinvolgendo anche il sistema nervoso centrale e tanti distretti lontani ed apparentemente estranei alla bocca.

A questa fase appartengono sintomi più profondi e radicati, non più soltanto fisici, ma legati alla sfera emotiva e cognitiva del paziente. Il malessere si esprime attraverso uno stato di stress costante, una crescente ansia che può sfociare in attacchi di panico, disturbi del sonno, irritabilità e, nei casi più prolungati, depressione. Il paziente non percepisce più solo un dolore fisico, ma anche una profonda alterazione della propria qualità di vita.

 

Il ruolo del dolore cronico e della frustrazione clinica

A generare questo tipo di reazioni psicologiche non è solo la presenza di un disturbo fisico, ma soprattutto il dolore cronico che accompagna queste condizioni. Un dolore costante, difficilmente controllabile, interferisce con la vita quotidiana, rendendo difficili anche le azioni più semplici come mangiare, parlare o dormire. Questa sofferenza continua diventa un peso mentale che logora giorno dopo giorno, destabilizzando il paziente sotto ogni punto di vista.

La situazione è spesso aggravata dal percorso clinico frammentario che molti pazienti intraprendono prima di arrivare a una diagnosi corretta. I sintomi, essendo vari e apparentemente scollegati tra loro, spingono il paziente a rivolgersi a diversi specialisti. Tuttavia, in assenza di una visione globale e sistemica, le indagini risultano spesso inconcludenti, i trattamenti inefficaci e il senso di frustrazione cresce. Il paziente inizia a sentirsi incompreso, a volte persino etichettato come esagerato o ipocondriaco, sia dai professionisti che dalle persone vicine. Questo contribuisce all’isolamento sociale e al progressivo peggioramento dello stato emotivo.

 

I collegamenti neurologici: il trigemino e la sensibilizzazione centrale

Dal punto di vista neurologico, è fondamentale comprendere il ruolo del nervo trigemino, il principale nervo del distretto stomatognatico, ma anche uno dei nervi cranici più importanti.

Le sue connessioni con il sistema nervoso centrale permettono alla disfunzione gnatologica di attivare o sensibilizzare diverse aree dell’encefalo. In presenza di una stimolazione costante o dolorosa, il cervello sviluppa una risposta amplificata agli stimoli: una leggera sollecitazione viene percepita come un dolore intenso, ed eventi banali scatenano reazioni emotive sproporzionate.

Questa ipersensibilità porta a un aumento dell’attività del sistema noradrenergico centrale, che regola le risposte allo stress. Il risultato è uno stato di allerta cronico, che alimenta l’irritabilità, la tensione mentale e il senso di instabilità emotiva. La disfunzione, da fisica, diventa quindi neurologica ed emozionale.

 

Una sindrome da sensibilizzazione centrale

Non è un caso che le disfunzioni gnatologiche avanzate siano oggi riconosciute come vere e proprie sindromi da sensibilizzazione centrale. Appartengono alla stessa categoria della fibromialgia, della sindrome del colon irritabile e del mal di schiena cronico. Tutte queste condizioni condividono la caratteristica di un sistema nervoso che ha “imparato” a rispondere in modo esagerato a stimoli anche lievi, rendendo la vita del paziente un percorso in salita.

La sensibilizzazione centrale spiega perché, in molti pazienti affetti da disfunzione gnatologica, si osservino comorbidità con altri disturbi sistemici e perché un approccio limitato alla sola articolazione mandibolare si riveli spesso inefficace.

 

Le disfunzioni gnatologiche non sono mai solo un “problema alla mandibola”. Nei casi avanzati, si trasformano in condizioni complesse, multisistemiche e spesso invalidanti. 
Sono intimamente legate alla storia del paziente e alla sua individualità che necessitano in modo assoluto di un approccio altamente specializzato e personalizzato, in grado di leggere la disfunzione nel contesto generale delle caratteristiche del paziente e di individuare un percorso terapeutico cucito a misura sulle sue caratteristiche ed esigenze individuali.
Riconoscerne precocemente i segnali e affidarsi a un professionista esperto in grado di leggere il quadro clinico nel suo insieme è l’unico modo per interrompere il circolo vizioso tra dolore fisico e sofferenza psico-emotiva. È in questa consapevolezza che inizia il vero percorso di guarigione

Pensi di soffrire di disordini temporo mandibolari?

La Dott.ssa Paola Miglietta e lequipe dello studio Miglietta sono pronti ad aiutarti e seguirti nel percorso di cura.